
Dal Giappone una nuova magia dal “cilindro” animato del maestro Miyazaki: l’incantevole tenera fiaba di una pesciolina che vuole diventare una bambina.
di Maria Cristina Locuratolo 3 aprile 2009 20:30
Il premio Oscar dell’animazione Hayao Miyazaki torna sul grande schermo con Ponyo sulla scogliera. Una fiaba che ha origine negli abissi marini , dalle cui profondità emerge una graziosa pesciolina rossa, Ponyo appunto, con il volto da bambina. Rimasta intrappolata in un barattolo di vetro viene liberata da un bimbo vero, Sosuke, e sarà amore al primo sguardo. Da quel momento la pesciolina lotterà per diventare un essere umano a tutti gli effetti, sconvolgendo i delicati equilibri tra la terra e il mare. E’ in realtà lo stesso Sosuke a dare il nome Ponyo alla pesciolina amata, che si chiama Brunilde, regalandole, così anche una nuova identità e una nuova vita. Una storia che conserva intatta la magia del cartoon tradizionale, settanta artisti hanno disegnato centosettanta mila disegni con la matita, e che si pone a metà tra le classiche fiabe tradizionali e quelle contemporanee. Ponyo, infatti, ha la tenerezza di Nemo e ricorda in modo impressionante la bimba svizzera Heidi (anche lì c’era la matita del maestro Miyazaki ), coetanea della pesciolina umana.
La piccola protagonista ha il viso paffuto, gli occhioni grandi e i capelli fluenti di un rosso corallo che rimandano a due archetipi, uno orientale, l’altro occidentale: Anna dai capelli rossi, cartone “storico” della Nippon Animation in cui figura lo stesso Hayao, e La Sirenetta, classico cartoon Disney tratto da una fiaba di Andersen. Ponyo, quindi, si configura come l’anello di congiunzione tra i manga nipponici e i cartoni occidentali, mentre nel film stesso congiunge la terra e il mare, l’uomo e la natura. Miyazaki è un poeta dell’immagine e dell’immaginazione; egli crea un universo in armonia con la natura, attraverso la quale l’uomo può protendersi verso una dimensione più “alta”, spirituale, che concilia gli opposti e ristabilisce gli equilibri. Creature mitologiche e ultraterrene che prendono vita dalla variegata mitologia giapponese popolano il microcosmo fantastico di Miyazaky; in Ponyo troviamo, ad esempio, la Dea del Mare, una sorta di Nettuno al femminile, incredibilmente bella e possente, dai capelli di un rosso vivido, genitrice generosa e comprensiva che sceglie per i suoi figli la via della libertà e dell’amore. La presenza di scenari suggestivi, di una cultura “altra” così lontana dalla nostra, arricchiscono le storie animate di un fascino esotico, irresistibile agli occhi dello spettatore di qualsiasi età.
Il desiderio di Ponyo di diventare umana come il suo caro Sosuke, apre una voragine tra il mare e la terra, generando uno tsunami di proporzioni epiche, ma l’amore vero ed assoluto del bimbo per la pesciolina (e viceversa) riesce a creare una “liason” tra i due universi, concessa dalla Madre del Mare, la divinità marina per eccellenza e mamma della pesciolina. L’amore incondizionato, il rispetto per la natura, per i bambini e per gli anziani, la capacità di accogliere “l’altro” nella nostra vita sono le tematiche, profonde come gli abissi marini, che il regista sa tracciare con la sua prodigiosa matita, con delicatezza e passione. Miyazaky restituisce allo sguardo dello spettatore tutto lo stupore infantile, la primordiale innocenza e la gioia della scoperta. Un incanto ad “occhi aperti” in grado di risvegliare in ognuno il fanciullo che è dentro di noi, bimbo o pesce che sia.