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sabato 27 giugno 2009

Il "mondo capovolto" di Henry Selick e Neil Gaiman


Nata come una favola della buonanotte dello scrittore Neil Gaiman alla sua bambina, Coraline diventa un romanzo di successo. Ora il libro è un film stop-motion in 3D firmato Henry Selick.
di Maria Cristina Locuratolo 27 giugno 2009 21:05

La magia non è un terreno inesplorato per Henry Selick. Lo aveva intuito Tim Burton, quando negli anni’90, gli ha "consegnato" i suoi incubi di plastilina, affidandogli la regia di Nightmare Before Christmas. Il suo nuovo lavoro, Coraline e la porta magica, combina la sua visionaria immaginazione al talento narrativo dell’autore Neil Gaiman ed una tecnica di animazione tradizionale come la stop-motion alla fotografia stereoscopica in 3D. A doppiare i personaggi di plastilina nella versione originale Dakota Fanning (Coraline), Teri Hatcher (la madre), John Hodgman (il padre). Mentre le musiche eccezionali, che conferiscono un’atmosfera ancora più incantevole alla fiaba dark, sono quelle di Bruno Coulais e They Might Be Giants.

Coraline è una storia fuori dagli schemi che rielabora molti simboli ed elementi narrativi dei classici, tramite un linguaggio nuovo e dei personaggi assolutamente contemporanei. La protagonista è una undicenne dei nostri giorni, sveglia, intraprendente e arguta. Quando con i suoi genitori si trasferisce dal Michigan in Oregon, in una singolare casa rosa, inizia ad avvertire la mancanza dei suoi amici. Inoltre, i suoi genitori sono sempre occupati con il loro lavoro e non le prestano la dovuta attenzione. Coraline cerca di trovare qualcosa di eccitante nel suo nuovo ambiente. Stringe amicizia con un suo coetaneo, Wybie Lovat, un tipo chiaccherone e insolente che possiede un gatto selvatico, e va a fare visita ai suoi vicini più grandi, la Signorina Spink e la Signorina Forcible, due egocentriche attrici in decadenza e l’eccentrico russo Signor Bobinsky..

Dopo questi strani incontri, Coraline dubita seriamente che in questa sua nuova casa ci possa essere qualcosa di davvero intrigante per lei fino che scopre una piccola porticina, in apparenza murata... La porta, in realtà, come la tana del Bianconiglio di Alice nel paese delle meraviglie, o gli incavi degli alberi di Nightmare Before Christmas, è l’accesso attraverso cui Coraline scoprirà una versione alternativa della sua vita e dell’esistenza in generale. Un altro mondo molto simile alla sua vita reale, ma in apparenza molto migliore. Attraverso una chiave segreta, porticine, cunicoli, teiere che fischiano all’ora del thé, dolci invitanti, giardini paradisiaci ricchi di fiori e di colori, Coraline vivrà un incanto, un’alchimia tra realtà e sogno, una dimensione “altra”.

La piccola inizia a pensare che questo Altro Mondo le appartiene più del suo, così come l’Altra Madre e l’Altro Padre che lo abitano, copie esatte dei suoi veri genitori ma più amorevoli e perfetti, con dei bottoni a posto degli occhi. Dietro la porta, una visione edulcorata della propria vita che non corrisponde alla verità, ma ai desideri inconsci di una bambina che percepisce la mancanza di attenzioni da parte dei genitori come mancanza di amore. Ma dietro il paradiso può celarsi un inferno; il “sogno ad occhi aperti” di Coraline è un viaggio “attraverso lo specchio” in cui scopre l’altra faccia del reale. E così come una carrozza principesca può trasformarsi in zucca, o una casetta di marzapane in una trappola per ingenui, un caleidoscopio di colori e meraviglie può divenire un tetro e gelido incubo. Il prezzo da pagare per restare nel migliore dei mondi possibili è donare letteralmente il proprio sguardo, ovvero farsi strappare gli occhi e ricucirli con due bottoni. Anche qui il simbolismo è evidente, gli occhi sono lo specchio dell’anima: perderli equivale a perdere se stessi.

Chi li possiede, si appropria della nostra identità. Non a caso i tre malcapitati bambini spettri, caduti nel vicolo cieco dell’illusione, non hanno più memoria dei loro nomi perché non possiedono più i loro occhi. Coraline dovrà usare i suoi occhi e il suo coraggio per guardare “attraverso lo specchio”, riscoprire se stessa, ricucire (senza bottoni!) gli strappi affettivi con i genitori ed infine accettarli ed amarli per quello che sono. Li ritroverà, frapponendo tra lei e loro innumerevoli specchi per poi frantumarli, guardando attraverso una sfera di vetro innevata, perché nulla è come sembra. La realtà merita uno sguardo profondo e consapevole che va al di là delle apparenze. Henry Selick con questa fiaba gotica e postmoderna, strabordante di sfumature e suggestioni burtoniane ci regala un’affascinante avventura, destinata a restare viva nel tempo. Il “mondo capovolto” di Coraline ci insegna che il migliore dei mondi possibili non è quello perfetto, ma quello perfettibile che alimenta i nostri desideri e il nostro sguardo.