
Prima prova eccellente del regista Juan Antonio Bayona; un film, a metà tra horror e dramma, sapientemente misurato nei tempi.
Valutazione:
Venerdì 14 novembre 2008
Già dai titoli di apertura il film introduce lo spettatore a quello che sarà il perno su cui ruota l'intera vicenda; lo strappo con cui si presentano i titoli di testa sta ad indicare quell'irreparabile "strappo" emotivo ed affettivo vissuto dai personaggi, il trauma della separazione da un passato che si credeva idilliaco o da qualcosa di caro che potrebbe venire a mancare in futuro.
Bayona usa abilmente tutti i simboli e gli oggetti classici del genere: presenze oscure, case stregate, bambini e bambole, sogno e follia... "The Orphanage" risente dell'influenza di grandi capolavori come "The Others" di Aménabar e altri film di autori ispanici, pur mantenendo un'identità propria, una sua originalità. Il regista ha misura e senso del ritmo e dell'inquadratura, dosa bene pause e silenzi, punta sul sonoro per creare mistero e suspence.
La pellicola non è semplicemente un horror; ben lontana dalle produzioni hollywoodiane che si affidano molto agli effetti speciali, mostra un insolito spessore psicologico che gli conferisce delle sfumature melodrammatiche. Il terrore non scaturisce da qualcosa di stra-ordinario ma dai nostri incubi personali: la malattia, la morte, tutte "quelle zone oscure" della vita che minacciano la nostra stabilità. L'unico rifugio pertanto resta il "sogno", quell'isola che non c'è" in cui i nostri ricordi vengono preservati e gli "strappi" ricuciti.
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