
Nonostante qualche nota positiva, Burlesque resta un’occasione sprecata per Antin che di sicuro non si è impegnato abbastanza affinché il suo film diventasse un musical cult, ma ha solo dimostrato una viscerale ammirazione per la platinata Christina
Ugola d’oro e bellezza vamp alla Marilyn Monroe, la star d’oltreoceano Christina Aguilera, 100 milioni di dischi venduti e 5 Grammy vinti all’attivo, debutta sul grande schermo tra i lustrini, i bustier e le guêpières del Burlesque losangelino. In realtà, la Aguilera vantava già un’apparizione canterina nel musical cult Moulin Rouge firmato Baz Luhrmann, dove si è resa indimenticabile con la sua strepitosa interpretazione di Lady Marmalade. La storia ripete i topoi narrativi più classici della scaltra e talentuosa ragazza di provincia che sogna di sfondare nella grande città. E proprio inseguendo il suo sogno che Ali/Aguilera si troverà a lavorare come cameriera al Burlesque Lounge di Sunset Boulevard, un locale in declino gestito dall’autoritaria Tess/Cher. Il Burlesque Lounge per la giovane e bella Alì sarà un po’ come la tana del Bianconiglio per Alice; il mondo meraviglioso e spettacolare che le si rivela, la catapulta in una dimensione alternativa e magica, dove acquisisce più consapevolezza di se stessa e mette alla prova il suo talento. Il palcoscenico è lo spazio incantato dove i desideri diventano realtà, e sebbene la Aguilera sia impeccabile nelle sue performances siamo lontani dalle atmosfere e suggestioni burlesque che il regista Steve Antin intendeva riprodurre. Non a caso si parla di “arte del burlesque” che un tempo confuso con il semplice strip-tease della Parigi ottocentesca, è in realtà un genere di spettacolo nato nell’Inghilterra vittoriana e importato successivamente in America, il quale si configura come uno show completo, cantato e ballato, dove comicità e sensualità si mescolano e i momenti osé non diventano mai volgari, semmai parodistici. Attualmente abbiamo assistito ad una riscoperta di questo genere nella nostra cultura, il cosìdetto “new burlesque”, tra i cui artisti spicca per popolarità la conturbante Dita Von Teese.
Il film, dunque, fallisce come omaggio al burlesque e anche come musical, in quanto i dialoghi sono solo da contorno e le canzoni non compenetrano nella narrazione, ma rappresentano momenti a se stanti che puntano i riflettori sulla star e annullano il resto. La sceneggiatura è di una banalità a tratti sconcertante e il bel tenebroso con l’eyeliner Cam Gigandet è l’unica nota veramente sexy dell’intero spettacolo.
E’ da considerarsi riuscitissimo invece, e risulta anche piacevole, se lo si vede come un “one-woman-show”, un pretesto per godere di una esibizione di due ore dove la bionda Christina non si risparmia, cambia abiti, parrucche e tonalità, mostrandosi in tutto il suo splendore e la sua bravura. Piccolo show anche per la diva Cher, poco espressiva durante tutto il film tranne che durante la sua performance canora (la ballata “You Haven’t Seen The Last of Me”, premiata ai Golden Globes). Tutta la musica di Burlesque è comunque degna di nota, e molti brani resteranno indimenticati. Spassosa la prova di Stanley Tucci che, dopo Il Diavolo veste Prada, è di nuovo a servizio delle donne e della moda, questa volta nei camerini del Burlesque Lounge. Divertente il cameo di James Brolin,marito di un’altra superstar, Barbra Streisand.
Nonostante qualche nota positiva, Burlesque resta un’occasione sprecata per Antin che di sicuro non si è impegnato abbastanza affinché il suo film diventasse un musical cult, ma ha solo dimostrato una viscerale ammirazione per la platinata Christina, la quale va ad aggiungere un’altra e meritatissima standing ovation ad una vita costellata di successi e adornata di piume e paillettes.
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