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lunedì 22 settembre 2008

Una coppia di irresistibili idioti


Nel nuovo film dei fratelli Coen, George Clooney e Brad Pitt, interpretano due cretini totali. Una questione "delicata", quella degli idioti, dicono ironicamente i registi, "sopratutto in un Paese con un alto tasso demografico come gli Stati Uniti".

di Maria Cristina Locuratolo 22 settembre 2008 10:51

Irresistibilmente belli e perfettamente idioti. Così George Clooney e Brad Pitt hanno definito i loro personaggi in Burn after Reading- A Prova di Spia, una demenziale spy comedy firmata Joel ed Ethan Coen, film evento della 65 Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. I registi Premio Oscar di Non è un Paese Per Vecchi tornano al puro divertissement puntando su una sceneggiatura che sembra essere stata scritta e pensata per gli attori, una satira pungente ed intelligente dalle pieghe narrative che toccano la fantapolitica. Il cast è stellare, oltre a Clooney e Pitt, ritroviamo l’algida Tilda Swinton e John Malkovich, perno della vicenda, nonché la bravissima Frances Mcdormand, moglie di Joel, e Richard Jenkins, superbo caratterista di cinema e tv statunitensi.

L’inizio del plot è già fulminante: l’agente della CIA Ozzie Cox (John Malkovich), licenziato per problemi di alcolismo, scrive memorie infuocate con informazioni dettagliate e dal contenuto altamente top-secret. Ma il cd dove è stata salvata l’autobiografia non ha vita facile: rubato dalla moglie di Cox, la misurata Katie (Tilda Swinton), e dimenticato in palestra, finirà nelle mani di Chad Feldheimer (Brad Pitt), un cretino totale che mastica gomme, tracanna bibite energetiche e ha il cervello bruciato a forza di ascoltare l’IPod, e della sua collega Linda Litzke (Frances McDormand), frustrata donna di mezza età ossessionata dalla chirurgia estetica. La strana coppia vedrà nel cd un passepartout per estorcere denaro; risalendo al possessore del cd perduto, decidono di ricattarlo, dando il via ad una serie di intrighi paradossali in cui qualcuno ci rimetterà persino la vita...

Suo malgrado anche il sessuomane Harry Pfarrer (George Clooney), l’amante di Katie, moglie dell’agente CIA, si troverà coinvolto nel vortice di eventi scatenato dai due ingenui ricattatori. Ma il film oltre ad essere una spy story è una commedia, amara e divertente al contempo, che parla di persone nel mezzo di una crisi di mezza età sia personale che affettiva e professionale, il tutto intrecciato con questioni di sicurezza nazionale. L’umorismo dei Coen tocca le nevrosi e le problematiche dell’uomo, e della donna, di oggi: dall’ossessione per la linea e l’aspetto fisico, all’alcolismo, dalla fissazione per il denaro alla ricerca smaniosa di appuntamenti al buio con persone conosciute on line.

Esilarante la coppia Brad-George: il primo sfoggia il look degli esordi col ciuffone ossigenato alla Johnny Suede, si muove scatenato sul tapis roulant nella sua tuta ginnica rivelando doti comiche insospettate, il secondo, che sembra quasi fare simpaticamente il verso ad alcuni suoi personaggi, riesce ad essere “glamourous” anche con la barba di tre giorni, indossa i panni di un donnaiolo impenitente (camicia a quadretti e abito Brioni) che cerca sesso su Internet ed è fissato con il jogging. Straordinaria anche la McDormand che con Pitt forma una coppia davvero grandiosa. Senza remore, si presenta nuda nella prima scena del film, alla ricerca di qualcosa da “ritoccare”. Un clima familiare, quello di Burn after Reading, con attori che recitano personaggi creati su misura per loro e che sono amici anche fuori dal set, vagamente anni’60 con gli Spirit che cantano I Got a Line on You. E con quella ironia grottesca che ricalca parodisticamente modelli cinematografici consolidati e superati, e che ridicolizza certi adrenalinici action movie contemporanei. Se è vero che “squadra che vince non si cambia” è molto probabile allora che ben presto sul grande schermo ritroveremo l’intero “clan” all’opera per un nuovo film geniale e spassosamente intricato, da vedere e rivedere.

domenica 14 settembre 2008

La rinascita di Mickey


Mickey Rourke è il vincitore morale della 65esima Mostra del Cinema di Venezia. Il film Leone d’Oro, The Wrestling, di cui è protagonista ha segnato il suo ritorno sul grande schermo. Rapido sguardo ai film premiati e ai momenti più belli di questa edizione.
di Maria Cristina Locuratolo 14 settembre 2008 16:20

La 65esma edizione della Mostra Cinematografica di Venezia ha segnato il ritorno di un grande attore (anche se lui non ama definirlo così), vero trionfatore della kermesse di quest’anno, che di nome fa Mickey Rourke. Un lottatore sul viale del tramonto è il protagonista di The Wrestler di Darren Aronofsky, un film che rivolge uno sguardo amaro e nostalgico al mondo del wrestling, a tutti quegli “eroi” ormai senza speranza perchè vecchi, malati o destinati alla solitudine. Rourke si presenta sul red carpet vestito in modo discutibile, con sigaro in bocca e chihuahua in braccio tra le urla del pubblico che lo acclama. La sera della premiazione il Presidente della Giuria Wim Wenders annuncia commosso il Leone d’Oro dicendo “c’è un film con una performance che ci ha spezzato il cuore e quando pensi a qualcosa del genere pensi a Mickey Rourke”.

L’attore ha ringraziato e confortato la giuria dicendole simpaticamente di aver preso la decisione giusta. Il regista Aronofsky che due edizioni fa alla Mostra aveva deluso con The Fountain dedica la vittoria ai wrestlers, ai lottatori professionisti e ringrazia Rourke per aver aperto il proprio cuore alla cinepresa. Wenders fa capire con chiarezza che avrebbe assegnato al grande Mickey non solo il Leone d’Oro ma anche la Coppa Volpi per l’eccellente interpretazione andando contro il regolamento, premio che invece ha ricevuto Silvio Orlando per la sua performance nel film Il Papà di Giovanna di Pupi Avati. Premio Mastroianni per gli attori emergenti alla giovane e bella Jennifer Lowrence per la sua convincente interpretazione nel film di Arriaga, con Charlize Theron e Kim Basinger, The Burning Plain. E a proposito della conturbante Kim, si era favoleggiato un incontro a sorpresa tra lei e Mickey Rourke il giorno della premiazione, per riunire così la sexy coppia del film cult Nove Settimane e mezzo.

Il Premio De Laurentiis è andato ad un regista esordiente ormai sessantenne che ha intenerito il cuore di pubblico e giuria con il suo Pranzo di Ferragosto, pellicola che vede protagoniste delle vecchiette sulla ottantina ma che tuttavia porta un soffio di giovinezza e finezza di spirito. Alexey German jr, Leone d’Argento e Osella tecnica per il film Paper Soldier svela un retroscena interessante del suo lavoro, dichiarando di averlo realizzato con i soldi ricavati dalla vendita dell’appartamento di un suo caro amico, affermando così il valore delle piccole produzioni creative ed indipendenti, anni luce distanti dal sistema produttivo hollywoodiano. Delusione per Jonathan Demme ed il suo toccante Rachel Getting Married che vede fra gli interpreti una bravissima Anne Hathaway e l’indimenticata Debra Winger. Un intenso ritratto familiare, che ruota attorno a Kim, una ragazza con un passato di droga alle spalle che ritorna a casa per partecipare alle nozze della sorella maggiore Rachel e cerca di rimettere insieme i “pezzi” della sua vita interrotta e di riprendersi gli affetti dei familiari piazzandosi al centro della scena noncurante dell’imminente matrimonio. Per molti era uno dei migliori film in concorso.

In definitiva, di questa passata edizione della Mostra veneziana resteranno vivi nella memoria pochi momenti o immagini salienti: in primo luogo gli “aficionados” al Lido Brad e George e la loro esilarante spy-comedy firmata Coen, il Premio Oscar Charlize Theron che sfila con tutto il suo charme sul red carpet, l’irrequieta Natalie Portman che ruba la passerella ai protagonisti di BirdWatchers, Anne Hathaway passata dal modaiolo ruolo ne Il Diavolo veste Prada a quello drammatico e cupo di una "bad girl", il tenero Ponyo on the Cliff by the Sea creato dal genio di Miyazaki, il Leone alla Carriera consegnato da Celentano al maestro Olmi, e sopratutto il trionfo di Mickey Rourke, il campione, il combattente che sotto l’armatura è un essere fragile, un (anti)-eroe spericolato e controcorrente abituato a morire mille volte e a risorgere dalle proprie ceneri.

giovedì 4 settembre 2008

Venezia 65: "What else?"


Resoconto della prima parte della 65 Mostra del Cinema. Al Lido sono sbarcati Clooney e Pitt, padrini d’eccezione, l’incantevole Charlize Theron, la capricciosa Natalie Portman e alcuni divi nostrani come Isabella Ferrari, Francesca Neri e Valerio Mastandrea.
di Maria Cristina Locuratolo 4 settembre 2008 11:16

Cinema d’autore quest’anno alla Mostra del Cinema di Venezia, da Kitano al maestro dell’animazione giapponese Miyazaki, ai quattro italiani in concorso, compresi Avati ed Ozpetek.

Primo giorno: no George, no party. L’apertura è di lusso con il film evento dei premiatissimi fratelli Coen interpretato da due icone di bellezza e stile del cinema hollywoodiano: George Clooney e Brad Pitt. Sorridenti e scherzosi appaiono in conferenza stampa come sul red carpet, generosi con i fans firmano autografi e foto. Si distinguono per simpatia ed umanità testimoniata dalla cena di beneficienza tenutasi il 26 Agosto a favore del Darfur. Si concedono alla glamourousa passerella, irresistibili e complici, belli e forse non troppo impossibili. Il film Burn After Reading è una black comedy esilarante in cui Clooney e Pitt interpretano due perfetti idioti. Brad sfoggia un look simile a quello di inizio carriera in Johnny Suede, col ciuffo di capelli ossigenato, George è un dongiovanni impenitente con la testa vuota, la barba incolta, camicia a quadri e abito Brioni. Oltre che belli scopriamo nel film che sono più che mai bravi ed in perfetta sintonia. Nel cast altri nomi stellari come l’androgina Tilda Swinton e Frances McDorman, moglie di Joel Coen.

Secondo giorno: applausi per Kitano. Dopo il botto iniziale, troviamo il film in concorso di Takeshi Kitano Akires to Kame, capitolo conclusivo di una trilogia incentrata sull’autodistruzione dell’artista. L’alter ego stavolta è Machisu, un pittore senza successo profondamente convinto del valore della propria arte. I quadri del film sono in realtà del maestro Kitano che ha iniziato a dipingere dopo l’incidente in moto. Kitano, in conferenza stampa, rivela la sua abitudine a regalare le proprie tele agli amici perchè ritiene impossibile attribuire un valore economico ad un’opera d’arte. Il film in concorso Jerichow di Christian Petzold riprende i temi dell’onestà, dell’inganno e el tradimento. Evento collaterale è il documentario sulla vita del grande stilista Valentino: Valentino: The Last Emperor. Nella pellicola Matt Tyrnauer, l’inviato di Vanity Fair racconta da vicino gli ultimi due anni di carriera dello stilista alla guida della sua casa di moda, seguendo il backstage delle sfilate e la sua vita nel glamour dell’alta società nonchè i retroscena della sua relazione con Giancarlo Giammetti, compagno e partner d’affari da oltre cinquant’anni. Il film meno applaudito è stato finora quello di Abbass Kiarostami che torna al metalinguaggio mettendo in scena Shirin un poema persiano del XII secolo in chiave contemporanea attraverso i volti di 114 attrici iraniane e la diva Juliette Binoche spettattrici/attrici dello spettacolo in corso.

Terzo giorno: tutti pazzi per Charlize. Al Lido sbarca un’altra grande protagonista della scena internazionale, il Premio Oscar Charlize Theron. Appare in tutto il suo splendore al fianco del regista Guillermo Arriaga per presentare The Burning Plain, film che racconta la storia di cinque personaggi che vivono in luoghi differenti tra Messico e Stati Uniti e che si sviluppa su diversi piani temporali anche se le storie si intrecciano totalmente. Coprotagonista insieme a Charlize è l’assente Kim Basinger di cui l’attrice elogia l’interpretazione in conferenza stampa. Inju la bete dans l’ombre di Barbet Schroeder è un film a metà tra realtà e finzione, che ci mostra un mondo perverso e misterioso mentre appare un pò pasticciato Dangouk (The Plastic City) di Yu Lik Wai, la storia di un "gangster" che si ritiene ancora un sognatore.

Quarto giorno: Ozpetek non convince. Il primo titolo italiano in concorso è Un giorno perfetto di Ferzan Ozpetek, film dai toni noir tratto dal romanzo di Melania Mazzucco che parla del trauma del distacco vissuto da un uomo separatosi dalla moglie. La pellicola in sala delude forse perchè la trasposizione cinematografica del testo letterario diventa nel finale troppo "didascalica". Isabella Ferrari e Valerio Mastandrea, entrambi protagonisti del film, appaiono al loro meglio e perfettamente calati nel ruolo che interpretano oltre che compiaciuti di aver messo in scena una passione estrema e il dolore di un amore malandato. Ponyo on the Cliff Sea è un film d’animazione del maestro giapponese Miyazaki e narra l’incantevole storia di Ponyo, la principessa dei pesci rossi che vuole diventare un essere umano, una tenera "Sirenetta" nipponica che risveglia il lato più infantile e disincantato di ognuno di noi.

Quinto giorno: Avati commuove, Naderi stupisce. Il Papà di Giovanna di Pupi Avati è il secondo film italiano in concorso; un dramma familiare in cui Silvio Orlando è il padre di una ragazza con problemi mentali che si rifiuta di accettare la realtà e cerca in tutti i modi di proteggere la figlia rendendola ancora più fragile. Amore paterno e follia, una madre terribile che fugge dal marito e dalla figlia interpretata da Francesca Neri, ed un ispettore che, suo malgrado,va a sbattere contro questa storia drammatica interpretato da un serissimo Ezio Greggio. In concorso anche il film di Amir Naderi, Vegas: based on a true story. Un’opera realizzata con pochi mezzi e digitale che mostra i colori, le luci, i neon, la gente di Las Vegas e racconta la distruzione di un nucleo familiare a causa di un presunto ma inesistente tesoro nascosto sotto il giardino ben curato davanti la casa dei signori Parker, gente qualunque che cerca di sbarcare il lunario. L’Autre di Patrick Bernard e Pierre Trividic è la storia di una separazione fin troppo facile che si complica quando uno dei due ex inizia a frequentare un’altra donna e Milk è una pellicola di Semih Kaplanoglu in cui Yusuf , un giovane turco che scrive poesie e vende latte finirà per arruolarsi.

Quinto giorno: passerella inattesa della Portman. Protagonisti della giornata Marco Bechis con il suo Birdwatchers-La terra degli uomini rossi e l’esordiente regista e affermata attrice Natalie Portman che, a sorpresa, ruba la scena sul red carpet al cast italiano del film in concorso, imbarazzando cameramen e fotografi che infatti hanno subito focalizzato la loro attenzione sulla talentuosa star. La Portman è sbarcata al Lido per presentare il corto da lei girato Eve, che inaugura la rassegna Corto Cortissimo. Il film di Bechis si sofferma sulla disperata situazione degli indios Guarani-Kaiowà, diventati attori per il cineasta italo cileno e presenti insieme a Claudio Santamaria e Chiara Caselli durante la conferenza stampa.

Sesto giorno: tre film in concorso. Un paese immaginario in piena guerra civile e segnato dalla dittatura, un gruppo di persone tenta di sopravvivere combattendo, e poi di fuggire: accolta con qualche fischio la proiezione di Nuit de Chien di Werner Schroeder. Molta curiosità per gli altri due film in concorso Papier Soldier di Aleksey German e per la pellicola africana Teza di Hailer Gerima. Qualcuno dice che dopo George e Brad la Mostra è decisamente sottotono, lo penso anche io ma speriamo di poter continuare a sognare con del buon cinema nei prossimi giorni veneziani.