
Commedie adolescenziali o, se preferite, teen-movies. Ovvero, film dedicati ad una precisa fascia d'età, che va all'incirca dai tredici ai diciotto anni. Un genere in cui gli stereotipi si sprecano, i personaggi si riciclano e le tematiche non mutano. Primi amori, conflitti irrisolti con i genitori, problemi scolastici e turbamenti ormonali: la formula è sempre la stessa. Le commedie adolescenziali hollywoodiane possono vantare una tradizione ben più lunga di quelle nostrane; il genere in Italia ha preso piede con i primi film di Muccino e ha ottenuto ampi consensi grazie ai libri di Federico Moccia, da cui molti di questi film hanno tratto ispirazione, creando un vero e proprio fenomeno di culto da parte dei giovanissimi. E' nato così un nuovo filone “made in Italy” che ha creato star e starlette del cinema contemporaneo quali Scamarcio, Vaporidiis e Capotondi, attori giovanissimi consacrati al successo dal pubblico dei teenagers. Ma spesso la creatività degli sceneggiatori ha dato “forfait”, tanto da dover ricorrere addirittura a brani musicali “storici” che hanno accompagnato più di una generazione, per costruire una storia che non mancasse di originalità, pur restando negli schemi. E' il caso di Albakiara, film ispirato alla celebre canzone di Vasco Rossi, che ha tra l'altro, ha il figlio del “rocker” come interprete e quello di un' altra commedia, in uscita prossimamente, Questo piccolo grande amore. Non è certo difficile riconoscere dal titolo la fonte d'ispirazione del film, diretto da Riccardo Donna, con Emanuele Bosi e Mary Petruolo. La canzone più conosciuta del cantautore romano Claudio Baglioni è il leit-motiv dell'amore tormentato tra uno studente universitario e una liceale. La storia però non si svolge ai giorni nostri, è infatti ambientata nel 1972, anno in cui Baglioni incise il pezzo. Il film sarà distribuito nelle sale da Medusa, l'11 febbraio, data ovviamente scelta “ad hoc” per San Valentino. Sulla stessa scia, Amore 14 dall'omonimo romanzo di Moccia, dal titolo vagamente evocativo, dato che richiama un teen movie cult della fabbrica hollywoodiana, Thirteen, di Catherine Hardwicke. Ma Amore 14 ha ben poco del fascino maledetto della “discesa agli inferi” delle tredicenni americane; Carolina, la protagonista, ha ancora uno sguardo disincantato sul mondo e “indossa” i suoi quattordici anni con fierezza. Certo, deve fare i conti con i genitori, la scuola, le amicizie, i primi batticuori, un fratello sbandato e violento e una sorella che si è lasciata contaminare dallo “sporco” della vita, ma dentro sé coltiva ancora i sogni e le speranze di una ragazzina. Dai 14 ai 17 anni; è questa l'età raccontata, o meglio “rivissuta” dal regista Burr Steers, con il suo Seventeen again, commedia che, per una volta, non ci mostra quanto è difficile crescere ma piuttosto quanto è difficile ritornare adolescenti una volta diventati adulti.
La commedia, divertente e brillante, racconta la storia di un quarantenne, con tanto di moglie e figli, che rimpiange le proprie scelte e diventa nuovamente un ragazzo di diciassette anni. Il teenager in questione è Zac Efron, giovane divo reso famoso dalla serie disneyana High School Musical, ma non è l'unico volto del piccolo schermo a comparire nel film; insieme a lui, Matthew Perry, il simpatico Chandler di Friends.
La “bella di turno”, si sa, non può mancare in una commedia adolescenziale. E' a lei che sono rivolte tutte le attenzioni dei ragazzi; una sorta di principessa moderna da conquistare, come nelle più tradizionali delle fiabe. I love you, Beth Cooper di Chris Columbus, ricalca questo filone, ponendo al centro della storia una ragazza, oggetto d'amore ma anche modello da emulare per le sue coetanee.
Beth Cooper ha il bel volto di Hayden Panettiere, e ovviamente è la capitana delle cheerleader della scuola; di lei si innamora Dennis, lo sfigato/secchione della scuola (altro stereotipo largamente sfruttato) che decide, coraggiosamente, di dichiararle il suo amore durante la consegna dei diplomi.
Periodicamente i teen-movies si ripropongono, a passo di danza. Il cult Saranno Famosi ha dato il via ad un genere “ibrido” che mescola commedia, dramma e musica. Un genere che pur non avendo l'ambizione del musical lo sfiora, vertendo attorno al mondo della danza e proponendo soundtracks che, il più delle volte, sopravvivono al film stesso.
E' questo il caso di Save the last dance, Honey o Step up. Quest'ultima commedia, del 2006, opera prima dalla coreografa Anne Fletcher racconta la periferia a ritmo di “street dancing”attraverso il talento di un ragazzo, Tyler. Ancora una volta è un sogno a “salvare” la vita dei protagonisti e a spianare loro una strada costellata di successi e speranze.
Il sequel del film della Fletcher, in uscita prossimamente, Step Up 2- La strada per il successo, dell'esordiente John Chu, sembra compiere un passo avanti rispetto al suo predecessore, anche se poco o nulla ha a che vedere con il primo capitolo. Più che un sequel è un film a sé che ricalca i modelli cinematografici del genere preesistenti, in primis l'inossidabile Saranno Famosi, senza nulla togliere o aggiungere alla commedia musicale. Non muta il background sociale dei protagonisti, rappresentato dalla buia e pericolosa Baltimora, ma si capovolge la storia: Andie porta gli studenti dabbene nelle strade malfamate di periferia mentre Tyler ballava la break-dance sui palchi d'élite. Il tutto condito con una storia d'amore alla Dirty Dancing ma con qualche acrobazia in più.

