
A qualche giorno dalla scomparsa del grande Paul Newman ripercorriamo la sua lunga carriera e la sua vita straordinaria all’insegna del cinema, dello sport e della solidarietà.
di Maria Cristina Locuratolo 11 ottobre 2008 17:08
“Gli occhi più belli di Hollywood” si sono spenti venerdì 26 settembre a New Haven, nel Connecticut. E’ scomparsa a 83 anni una leggenda del cinema a stelle e strisce, Paul Newman, malato da tempo di cancro ai polmoni. Di recente aveva lasciato il Weill Cornell Medical Center di New York, dove si sottoponeva alla chemioterapia per andare a morire nel suo letto, come lui stesso aveva detto. Le sue foto in cui lui abbandonava l’ospedale sulla sedia a rotelle avevano fatto il giro del mondo e addolorato i milioni di fans che lo hanno amato e seguito nella sua lunga carriera cinematografica. Oltre 60 film e ben 10 nomination all’Oscar. Cinquant’anni di cinema ed interpretazioni che lasciano il segno: dall’esordio nel lontano 1954 con Il calice d’argento, nel quale prese il posto di Marlon Brando ,alle sue ultime performances, Le parole che non ti ho detto del 1999 e Era mio padre del 2002.
Un mito che ha abbracciato tre generazioni, nato in un mondo di “belli e dannati” come il ribelle James Dean o il possente Marlon Brando, si impone subito a Broadway ma decolla al suo terzo film Lassù qualcuno mia ama dove si fece notare con la sua interpretazione del campione mondiale di boxe Rocky Graziano fino ad arrivare ai successi cult degli anni’50 da La lunga estate calda di Martin Ritt a La gatta sul tetto che scotta di Richard Brooks. Ma il suo primo vero grande personaggio è forse Billy The Kid di Furia Selvaggia di Arthur Penn anche se si rivela un flop commerciale. Il periodo d’oro per Newman sono gli anni’60: da Lo Spaccone di Robert Rossen a Hud il selvaggio di nuovo di Ritt in cui è un egocentrico cowboy moderno, passando per Fast di Eddie Nelson dove Newman veste i panni di un giocatore di biliardo professionista, rabbioso ed inconsapevole che si gioca tutto, fino a quella che per molti è la sua interpretazione meglio riuscita Nick Mano Fredda di Stuart Rosenberg in cui è un ribelle deviante che cerca di evadere dal carcere. In Indianapolis, Pista Infernale di James Goldstone l’attore è ancora una volta uno sportivo, e più precisamente un pilota in crisi coniugale, dando così libero sfogo anche sul set alla grande passione per i motori.
Tra gli anni’60 e ’70 diede vita ad alcuni dei più grandi successi nella storia del cinema: recitò in Butch Cassidy, un western malinconico in cui era un famoso bandito, affiancato dal suo amico fuorilegge Sundance Kid interpretato da Robert Redford, e ne La stangata, celebre commedia brillante vincitrice di ben 7 Premi Oscar che ripropone la coppia vincente Newman-Redford. Sempre di quel periodo è il film di Jack Smight Detective’s story dove Newman è Harper, uno stropicciato investigatore che indaga su una serie di crimini che continuano dieci anni dopo nel sequel diretto da Stuart Rosenberg. Diventata ormai una leggenda del cinema Newman passa dietro la macchina da presa rivelando una vena intimista e un gran talento nel dirigere la moglie Joanne Woodward in una serie di film come La prima volta di Jennifer, Gli effetti dei raggi gamma sui fiori di Mathilde e nel personalissimo Harry & Son. L’eclettico Paul mette a disposizione il suo talento per grandi registi come Sidney Lumet per il quale diventa un avvocato ne Il Verdetto, film pietra miliare del cinema in cui mostra la sua maturità di attore e di uomo indurito dal dolore per la perdita del figlio Scott, morto per overdose.
Nel ’86 arriva l’agognata statuetta Premio alla Carriera e l’anno seguente viene premiato come Miglior Attore Protagonista per Il colore dei soldi ideale sequel de Lo Spaccone, diretto da Martin Scorsese. Grande star e uomo generoso: negli anni ottanta fondò un’azione alimentare specializzata in produzioni biologiche i cui ricavi sono stati devoluti in beneficenza e da tempo impegnato nell’attività a favore della libertà di espressione, di culto e di stampa. Ma anche assiduo sportivo: sua grande passione le corse automobilistiche, in una delle quali arrivò primo nel ’95 risultando il pilota più anziano. Tutto questo era Paul Newman: cinema, solidarietà, motori, amore per la vita e infine malattia. Una vita discreta eppure memorabile, una lunga carriera costellata di successi, passione e carisma sul set come nella vita, un mito non costruito ma vero, immortale come il suo sguardo trasparente impresso sulla pellicola.
Nessun commento:
Posta un commento