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mercoledì 17 febbraio 2010

La cucina “dell’anima” di Fatih Akin


Il cinema e la cucina da sempre sono un binomio vincente: dopo Chocolat e Julie&Julia, una nuova commedia dal sapore esotico conquista le platee al ritmo di musica soul.
di Maria Cristina Locuratolo 17 febbraio 2010 21:15

La cucina è un’arte, un bisogno dell’anima, oltre che del corpo. Soul Kitchen è un film dal sapore (multi)etnico, quello del “turco d’Amburgo”, il regista Fatih Akin, giovane autore che confeziona una commedia accattivante, premiata dalla Giuria alla 66esima Mostra cinematografica di Venezia. Zinos un cuoco di origine greca, gestisce un locale bohémien alla periferia di Amburgo; il cibo e il servizio sono pessimi, si tracanna birra a suon di musica. Il microcosmo di Zinos ruota attorno al suo ristorante,il Soul Kitchen, appunto. Ma quando la viziata fidanzata Nadine, parte per Shangai, in cerca di fortuna, Zinos decide di raggiungerla e si mette alla ricerca di qualcuno che gestisca il locale in sua assenza. Un’improvvisa discopatia costringerà Zinos a delle sedute di fisioterapia dalla bella Anna e ad affidare la cucina del ristorante ad un creativo chef che rivoluzionerà i menù con i suoi piatti alternativi e l’atmosfera con la musica soul. Il ristorante dai cibi preconfezionati si trasforma in un locale alla moda, (s)travolgendo e intrecciando le vite di chi ci lavora e di chi lo frequenta. Illias, il ladro gentiluomo, fratello di Zinos, trascorre le sue ore di libertà vigilata, lavorando come deejay nel ristopub, innamorandosi della cameriera Lucia, un’artista underground; Neumann, un vecchio compagno di scuola di Zinos, uomo ricco e privo di scrupoli, deciso ad accapararsi il locale con qualsiasi mezzo, in una notte di bagordi al locale si accoppierà allegramente con la funzionaria del fisco che, in tempi di crisi, ha prelevato dei beni dal Soul Kitchen. Non mancano personaggi pittoreschi, come il vecchio habitué del locale, che segue le evoluzioni del Soul Kitchen e della vita di Zinos, abbraccia la nuova filosofia culinaria e musicale del locale, rivivendo una seconda giovinezza. Una commedia corale, a tratti surreale e grottesca, che “mescola” sapientemente, come fosse un piatto di haute cousine, il discorso dell’emancipazione sociale in un mondo sempre più dinamico e globalizzato e una catartica celebrazione dei sensi, dando vita a una rappresentazione che esalta l’aspetto comicotragico della vita, giocando con i rovesci di fortuna dei personaggi, e esaltando la fisicità degli attori grazie a una serie di gag in perfetta sintonia con il ritmo vibrante dei soundtracks del film.

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