Visualizzazioni totali

mercoledì 16 luglio 2008

Auguri, mamma Nicole!


Lieto evento per l’attrice australiana che lo scorso 7 luglio ha dato alla luce la piccola Sunday Rose, nata dall’unione con il cantante country Keith Urban. Breve ritratto della star più luminosa del firmamento hollywoodiano.
di Maria Cristina Locuratolo 16 luglio 2008 12:30

Nicole Kidman è diventata mamma. La piccola Sunday Rose, questo il nome della bambina, è nata nelle prime ore di lunedì 7 luglio, nell’ospedale di Nashville, nel Tennessee, dove l’attrice australiana si è trasferita col marito Keith Urban da qualche tempo per fuggire dal caos di Los Angeles. Per la Kidman si tratta del primo parto biologico: i figli Isabella, 15 anni, e Connor 13, sono stati adottati durante il matrimonio con Tom Cruise. Il nome della piccola è ispirato ad una mecenate d’arte australiana, Sunday Reed, nota per la sua vita sentimentale movimentata. Alcune fonti rivelano che prima della nascita della piccola, Keith ha scritto un canzone dal titolo “Sunday”, altre affermano maliziosamente, che il nome della bimba sia stato scelto da Nicole per ribadire la sua avversione nei confronti di Scientology, di cui era seguace ai tempi del matrimonio con Cruise. Sunday, infatti è un nome che fa riferimento alla Domenica, che per i cattolici è “il giorno del Signore”. Ma sono solo supposizioni.

La Kidman si preparava da giorni al lieto evento. Per rilassarsi prima del parto aveva addirittura creato, insieme al marito, una compilation di musica soft con brani di Prokofiev, James Galway, e la musica country dello stesso Keith Urban. La primogenita arriva qualche giorno dopo il secondo anniversario di nozze della coppia come coronamento di un’unione consolidata ma anche come concretizzazione di un desiderio profondo di Nicole che, durante il matrimonio con Cruise, aveva perso un figlio vedendo così infranto il suo sogno di diventare mamma. Così l’ultima delle dive realizza a 41 anni la sua aspirazione più intima e più grande. Nicole appare ancora più bella e luminosa, ora che è al culmine della sua vita professionale e privata. A guardala ci si domanda se è umana o è una dea scesa da quello scintillante Olimpo moderno chiamato Hollywood. L’abbiamo vista fiorire film dopo film; la sua carriera è costellata di pellicole importanti girate da veri maestri della Settima Arte.

Kubrick l’ha scelta per il suo capolavoro postumo Eyes Wide Shut, dove per l’ultima volta insieme al marito Tom Cruise ha dato vita ad un inferno esistenziale e sessuale sospeso tra il sogno e la realtà. Luhrmann l’ha resa la stella del Moulin Rouge, un mondo visionario ed eccentrico in cui il confine tra spettacolo e vita si assottiglia fino a diventare invisibile, mentre Lars von Trier la vuole vittima inerme e poi carnefice spietata nel suo Dogville. E ancora Gus Van Sant, Minghella, Oz, Pollack, Nora Ephron, Amenabar, Daldry hanno fatto di lei strumento della propria arte, espressione della loro personale poetica. Certo ne ha fatta di strada da quando nell’83 esordì col film tv Skin Deep di Mark Joffe e Chris Langman e dal film girato da Sergio Martino in Italia dove veste i panni di Un’australiana a Roma al fianco di Massimo Ciavarro. Nicole è talento allo stato puro, sì talento e passione per un mestiere che è una vocazione. I suoi personaggi vibrano, li senti mentre prendono vita al buio di una sala cinematografica.

Così vediamo Satine danzare con la sua figura esile e sublime in uno sfavillante Moulin Rouge, Grace immolarsi per poi giustiziare l’umanità, Ada che, con la sua grazia di altri tempi, ci insegna cos’è l’amore, un’enigmatica quanto pericolosa ragazza russa che di mestiere fa la “birthday girl”, un fantasma che nasconde un terribile segreto di morte e follia, una moglie in crisi con l’uomo che ama per un tradimento mai avvenuto, una straordinaria scrittrice di nome Virginia Woolf che vale un meritato Oscar...E potremmo continuare all’infinito. Nicole non si risparmia mai, neanche quando recita lo spot di un profumo o di una tv satellitare. Sintetizza in sé i più disparati ideali e modelli femminili: dall’aristocratica settecentesca alla lady romantica dell’Ottocento, alla borghese vanesia dei nostri giorni fino alla strega moderna o alla donna-robot di un ipotetico e non auspicabile futuro. Viene da chiedersi se questa donna dal fascino remoto e dallo sguardo algido, ma nel contempo amorevole, esiste davvero o è anch’essa, come i suoi personaggi, una creatura incantevole generata da un fascio di luce perso nel tempo della proiezione cinematografica.

Nessun commento:

Posta un commento