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venerdì 23 aprile 2010

La strategia degli affetti


Alla sua seconda prova registica Dodo Fiori, decide di esplorare il complesso universo delle relazioni umane. In primis, le dinamiche dei rapporti familiari: Paolo, un padre cinico e infedele ha difficoltà a comunicare col figlio adolescente Matteo, un ragazzo problematico reso insicuro dalle eccessive ansie materne. A rendere ancora più fragili gli equilibri della famiglia ci pensa Nina,una ragazza figlia di un vecchio amico con cui Paolo ha un conto in sospeso. L'idea di base è buona, ma Fiori la sfrutta male, tracciando in modo superficiale le complesse strategie degli affetti che intendeva rappresentare. La regia è piatta, i dialoghi non sempre sono pertinenti; il film prende ritmo pian piano, con un'apertura titubante in cui si fa fatica a capire il perno della narrazione. Gli attori cercano di dare pathos ai personaggi, a volte anche esagerando, ma la sceneggiatura non sempre riesce a tenere le fila del discorso, con relazioni che si intrecciano, ricatti emotivi, rabbie inespresse. Un film come La Strategia degli affetti che che verte attorno al rapporto umano e a tutte le sue possibili declinazioni, deve saper cogliere le sfumature dei personaggi e non solo tratteggiarne i contorni, assumersi il rischio di andare più a fondo, percepire i chiaroscuri, far parlare i silenzi. La coralità del film si perde così in una serie di storie che non riescono a convergere in un'unica direzione. Peccato per un cast che poteva essere meglio valorizzato. Ma del resto fare un film corale, in cui si percepiscano le singole voci, armonizzandole fra loro per creare una visione d'insieme non è impresa facile, tanto più quando ci sono di mezzo i rapporti filiali e le crisi d'identità adolescenziali.

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